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Yoga e adolescenza
2023 - Luglio
N° 84Editoriale
È una grande opportunità, un privilegio, poter insegnare agli adolescenti: lo yoga può essere di grande aiuto in una fase in cui il corpo si trasforma e l’identità elabora i suoi valori. Per farlo serve un requisito base: conoscere bene che cosa comporta questa delicata fase della vita. Ce lo racconta Chiara Cornacchia, osteopata, in Adolescenza: un corpo che cresce e matura, dove illustra la trasformazione della struttura corporea da quella infantile a quella adolescenziale. Il processo di crescita copre soggettivamente un arco temporale variabile tra i 10 e i 18 anni, si manifesta in maniera evidente nello sviluppo muscolo-scheletrico e nei cambiamenti fisici esteriori ma la metamorfosi riguarda più in profondità anche l’intero mondo interiore.
Il professor Gustavo Pietropolli Charmet, fondatore dell’Istituto Minotauro a Milano, intervistato da Anna Jannello, evidenzia le difficoltà che gli adolescenti devono affrontare dopo il lungo periodo di lockdown, in cui la comunicazione virtuale ha preso il sopravvento su quella reale. Per esempio, sono aumentati i casi di volontario autoisolamento degli hikikomori, i ragazzi che non escono di casa e vivono chiusi nella loro camera. Essere adolescenti oggi affronta il tema della sofferenza causata dalla vergogna di non essere all’altezza, non avere successo nel mondo dei coetanei, considerarsi invisibili e destinati a scomparire. Per evitare l’isolamento i ragazzi cercano di modificare il proprio corpo – che considerano responsabile del fallimento nel loro processo di socializzazione – ricorrendo a palestra, piercing, tatuaggi nel tentativo di renderlo migliore. Sono cadute molte barriere poste dalla famiglia o dalle istituzioni, ma la maggior libertà è spesso causa di disorientamento e il ricorso a droghe “leggere” e all’alcol è sempre più diffuso.
Yoga come supporto alle problematicità dell’adolescenza
Spesso lo yoga nell’adolescenza si configura come una pratica di supporto a specifiche problematiche, come si legge in alcune delle testimonianze che in questo numero vengono riportate. La psicologa e psicoterapeuta Simona Anselmetti in Dare ai ragazzi la possibilità di scegliere mette in guardia dal proporre uno yoga performativo, suggerendo di muoversi nella dimensione della cura e di favorire l’empowerment, l’interocezione, il linguaggio invitazionale.
Barbara Woehler, insegnante yoga che a Roma ha spesso lavorato con le istituzioni sanitarie sui temi del femminile, nell’articolo La purificazione mensile: seccatura o risorsa? parla di un problema di cui non si discute abbastanza: il rifiuto delle ragazze e giovani donne delle mestruazioni viste come una scocciatura, un impedimento, un disturbo. L’autrice considera che, essendo lo yoga uno strumento privilegiato per l’ascolto del corpo, permette alle donne, e tanto più alle ragazze, di comprendere la ciclicità del femminile, la sua ricchezza. La pratica yoga può capovolgere la visione negativa e insegnare come “sfruttare” le diverse capacità correlate ai momenti del ciclo. Se ben comprese le mestruazioni diventano una purificazione, un vantaggio, una marcia in più.
Laura Ferrari, Elena Ricci e Raffaella Ortolan, insegnanti a Bologna e Milano, in Disturbi alimentari: cercare il come non il perché, portano la loro esperienza di yoga proposto nelle strutture sanitarie a un pubblico di giovani in cura per disturbi del comportamento alimentare. Il tema è delicatissimo, e proprio sulla cautela opportuna in questi casi si basano le memorie e le riflessioni sui metodi, gli strumenti e i contesti di collaborazione con le istituzioni che le autrici mettono in luce.
Yoga nelle scuole
Una sezione della rivista è dedicata alle esperienze di insegnamento dello yoga nelle scuole superiori, ancora in parte pionieristiche, ma che hanno l’indubbio valore di far conoscere lo yoga a tanti ragazzi che altrimenti non lo avvicinerebbero se non in versioni TikTok. In Italia l’insegnamento dello yoga è abbastanza diffuso nelle scuole primarie, tanto che alcuni insegnanti ne fanno la loro attività principale, mentre è meno presente nei corsi di studio superiori. La redazione si è molto impegnata per offrire un quadro della situazione; ne abbiamo ricavato un panorama molto frammentato.
In linea di massima con l’autonomia didattica le scuole presentano dei bandi per le attività extra-programma e in questo ambito possono richiedere dei cicli di lezioni yoga e un insegnante può concorrere al bando. Oppure, se si fa parte di un’associazione, si può provare il percorso inverso, che è più complesso, cioè presentare un progetto alle scuole, meglio se avendo già trovato uno sponsor che può essere istituzionale, come il Comune, o privato, come una banca. A livello europeo, statale, regionale e locale sono numerosi i bandi che mettono a disposizione fondi dedicati a progetti da realizzare in ambito culturale e formativo, come i recenti fondi del PNRR per iniziative in ambito digitale e di contrasto alla dispersione scolastica, cui le proposte yoga possono partecipare a pieno titolo.
Anche il MIUR attraverso il PON (Programma Operativo Nazionale) può permettere alle realtà scolastiche di accedere a contributi per la realizzazione di varie attività. Scrivere un progetto o partecipare a un bando PON o PNRR richiede peraltro specifiche competenze; per questo sono nate molte realtà che offrono supporto per trovare e compilare i bandi o i progetti. Presentiamo dunque una carrellata di esperienze con lo scopo di far vedere ai colleghi le possibilità di insegnamento nelle scuole, gli esiti positivi ma anche le difficoltà che si possono incontrare.
Forse il primo insegnante che ha portato lo yoga nelle scuole pubbliche è stato il maestro Satyananda (1923-2009) nel Bihar, uno degli stati più arretrati dell’India, e lo fece con un intento soprattutto sociale. Suo è l’ormai storico libro, ripubblicato nel 1999, Yoga Education for Children. Satyananda voleva dare ai ragazzi provenienti da classi sociali svantaggiate uno strumento per migliorare la propria condizione. Nella sua opinione, la capacità di attenzione e concentrazione sviluppata dallo yoga permette di affrontare le difficoltà scolastiche e di superare gli svantaggi dovuti al censo di nascita. Questa tradizione sociale si è conservata nelle scuole Satyananda: ne dà una testimonianza, nell’articolo L’educazione yogica nel Satyananda yoga, Sn. Sadhanashakti (Valeria Bigot), laureata in psicologia e istruttrice certificata della Scuola di Yoga Satyananda Ashram Italia, che a Udine tiene corsi per ragazzi e ha condotto un’interessante ricerca, sua tesi di laurea, sulla capacità delle tecniche yoga di moderare l’ansia da esami negli studenti universitari. Nel suo contributo si è valsa della collaborazione di Francesca Delle Case, diplomata alla scuola RYE Italia (Ricerca sullo Yoga nell’Educazione).
Clemi Tedeschi, insegnante yoga formatrice ed ex insegnante nella scuola primaria, racconta in Un’esperienza nella scuola un ciclo di lezioni, rivolte agli insegnanti e agli studenti, tenuto in una scuola superiore, su richiesta del corpo docente. Il suo articolo, molto concreto, mostra sia il percorso burocratico sia il programma svolto con la considerazione finale che c’è ancora molto lavoro da fare per portare i ragazzi maschi allo yoga.
Le insegnanti di yoga Serena Mancini ed Eléonore Grassi in Il cerchio e l’armonia nelle relazioni riportano in maniera molto dettagliata gli obiettivi e la metodologia delle pratiche proposte in una scuola media del bolognese, illustrandone alcune, nonché una testimonianza del loro vissuto di insegnanti e delle risposte dei ragazzi. La pedagogista Anna Bergonzini in Lo yoga è pedagogia illustra gli scopi alla base delle proposte indirizzate agli adolescenti e le difficoltà che a volte compaiono, delle quali dà testimonianza Eléonore Grassi. Ilaria Sarri in Crescere nell’armonia e nell’inclusione ci descrive i laboratori yoga finanziati dalle istituzioni per le classi del territorio fiorentino in cui siano presenti alunni o alunne con disabilità, iniziative pensate come supporto all’inclusione scolastica.
La bellezza di praticare con i ragazzi
Rosella Magni condivide la sua interessante storia di insegnamento con gli adolescenti presso il suo centro, riportando le testimonianze preziose delle sue giovani allieve. Descrive in La mia esperienza con i giovani il suo approccio con chi si avvicina allo yoga in questa fascia di età, offrendo consigli pratici e validi spunti di riflessione per la conduzione del gruppo.
Daniela Gnocchi in Yoga nei parchi Teens ricorda il suo progetto che ha vinto il bando del Municipio 6 del Comune di Milano per l’estate 2020, stagione post lockdown. Le restrizioni previste nel periodo della pandemia avevano amplificato la tendenza dei ragazzi a comunicare solo in modo virtuale: internet era diventato l’unico ponte tra la propria camera e il mondo esterno. Le lezioni di yoga nei parchi hanno rappresentato uno spazio di incontro, di relazione e di esperienza di sé. I ragazzi hanno sperimentato che si può “sognare a occhi aperti” e trovare un luogo dove sentirsi sicuri, tranquilli e felici, come il proprio corpo e\o il proprio respiro.
Lavinia Costantino, mindful educator e insegnante di meditazione Shamatha Vipassana, in Meditare è una cosa da grandi? racconta i percorsi di meditazione proposti ai ragazzi e alle ragazze che, dopo qualche incontro, comprendono, intuitivamente e con profondità, come la pratica li sostenga e li aiuti nel crescere: non perché li renda studenti migliori, ma perché li rende apprendisti adulti più sereni. Infatti, la possibilità di meditare non significa offrire loro una qualsiasi altra pionieristica esperienza educativa per diventare più competitivi sul mercato della vita. È, piuttosto, il dono rivoluzionario di uno spazio in cui fare conoscenza con se stessi e imparare ad amarsi come si è: perché l’amore è un diritto di nascita, non un merito da conquistare.
Termina questo numero il contributo Un comune orizzonte valoriale: educazione civica e yoga che esprime un augurio. Michela Volante, autrice di volumi di educazione civica per la scuola, individua nella recente reintroduzione di questo insegnamento, dedicato alla relazione tra singoli e collettività, un’interessante possibilità di contaminazione tra metodologie. La capacità dello yoga di educare alla presenza e alla complessità, di “dare corpo” a processi di apprendimento, che nel sistema dell’istruzione poggiano esclusivamente sulle facoltà razionali degli studenti, potrebbe rappresentare un valido aiuto alla formazione di adulti più responsabili e in equilibrio con se stessi e con la società cui partecipano.
Buona lettura!
Sommario
Adolescenza: un corpo che cresce e matura
Chiara Cornacchia
Essere adolescenti oggi
Gustavo Pietropolli Charmet
Intervista di Anna Jannello
Dare ai ragazzi la possibilità di scegliere
Simona Anselmetti
La purificazione mensile: seccatura o risorsa?
Barbara Woehler
Disturbi alimentari: cercare il come e non il perché
Laura Ferrari, Raffaella Ortolan, Elena Ricci
L’educazione yogica nel Satyananda Yoga
Sn. Sadhanashakti (Valeria Bigot) e Francesca Delle Case
Una esperienza nella scuola
Clemi Tedeschi
Il cerchio e l’armonia nelle relazioni
Serena Mancini, Eléonore Grassi
Lo yoga è pedagogia
Anna Bergonzini
con la testimonianza di Eléonore Grassi
Crescere nell’armonia e nell’inclusione
Ilaria Sarri
Intervista di Marta Belforte
La mia esperienza con i giovani
Rosella Magni
Yoga nei parchi Teens
Daniela Gnocchi
Meditare è una cosa da grandi?
Lavinia Costantino
Un comune orizzonte valoriale: educazione civica e yoga
Michela Volante